Rana Edwards di I Love Poke tra gli ospiti di The Edible Planet Summit il primo summit mondiale sul cibo in programma dal 16 al 19 settembre in Umbria.
Co-founder ed Executive Director di I LOVE POKE, Edwards porterà al Summit il proprio contributo sul tema del Foodservice.
Il cuore verde d’Italia si appresta ad accogliere The Edible Planet Summit, il primo summit mondiale in tema di cibo ideato da Sharon Cittone, founder & ceo di Edible Planet Ventures: il prossimo weekend, infatti, centocinquanta delegati da tutto il mondo si ritroveranno a Todi e a Perugia per disegnare un nuovo sistema alimentare sostenibile.
Tra questi anche la Dr.ssa Rana Edwards, colei che per prima nel 2017, insieme al marito Michael Nazir Lewis, decise di portare il poke in Italia creando I Love Poke, il primo format fast-casual in chiave healthy dedicato all’originale piatto hawaiano diventato oggi una tendenza globale.
Dalla produzione sostenibile di cibo allo spreco alimentare, dalla perdita di biodiversità ai cambiamenti climatici, pensando al benessere animale e alle buone abitudini a tavola: questi alcuni dei temi su cui si concentreranno i tavoli di lavoro dove gli stakeholder della catena alimentare globale potranno condividere know-how, risorse e best practice.
“Sono davvero onorata di essere stata invitata a questo importante Summit – commenta Rana Edwards – da molti anni mi interesso di nutrizione e di salute legata al cibo e temi come la sostenibilità, la lotta allo spreco alimentare, il benessere animale e la qualità della filiera alimentare sono importantissimi per il nostro brand. Non a caso siamo la prima catena dedicata al poke ad aver ottenuto la certificazione ASC e MSC rispettivamente per salmone proveniente da acquacoltura responsabile e tonno da pesca sostenibile: considerati i volumi di pesce che ‘muoviamo’ ogni anno nei nostri punti vendita in tutta Italia, è una certificazione in cui ho sempre creduto tantissimo e ci siamo impegnati tantissimo per ottenerla”.
Per tre giorni i protagonisti della food chain internazionale lavoreranno insieme per definire strategie e linee guida concrete con l’obiettivo di traghettare l’attuale sistema alimentare verso un modello più sostenibile. Il confronto culminerà nella creazione di Edible Planet Charter: un documento che delineerà i passi necessari per raggiungere concretamente gli obiettivi dell’Agenda 2030 e affrontare, grazie alle nuove tecnologie, i problemi critici legati alla produzione, trasformazione, distribuzione e consumo di cibo.
“Il nostro brand – continua Edwards – si basa sul modello americano e nasce da una profonda ricerca in campo nutrizionale che pone al centro di tutto la salute: un gesto d’amore per divulgare e condividere un lifestyle, un modo di vivere e nutrirsi che non può prescindere dal rispetto per il pianeta e dalla sostenibilità. Siamo l’unica catena in Europa con un centro unico di produzione di oltre 1.500 metri quadri che cura la selezione, la lavorazione e la distribuzione di materia prima dalla fonte al cliente finale: questo ci consente di ridurre al minimo lo spreco di cibo, e allo stesso tempo di mantenere alta la qualità e la sicurezza alimentare del prodotto che offriamo. Tra i progetti che stiamo realizzando, un impianto da fonti rinnovabili che renderà autonomo dal punto di vista energetico il centro unico di produzione”.
“Oggi, un numero sempre maggiore di persone abbraccia nuove modalità di consumo, rendendosi garante della transizione verso un nuovo paradigma economico e culturale – precisa Sharon Cittone – questa mobilitazione porta con sé l’idea di un sistema alimentare radicalmente diverso rispetto a quello attuale. Un sistema che rigeneri il pianeta, che restituisca alle persone la loro dignità e promuova la salute di tutti. E in un pianeta con 9miliardi di individui da sfamare, le sfide sono tante e non più rimandabili. Direi che innovare è importantissimo e non è semplicemente l’innovazione del prodotto, ma di tutto il processo agroalimentare, dalla trasformazione a livello di logistica al packaging, a quelle che sono le grandi sfide climatiche. Ormai non è più tempo di indugiare”.
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